“Harry e Meghan. Finding Freedom”

Volete sapere la mia opinione su “Harry e Meghan. Libertà”? Allora eccola qua.

Non boccio questo libro perché nel suo insieme offre molti aneddoti interessanti e inediti sui due protagonisti e anche sugli altri componenti della famiglia reale. Ci offre una panoramica su avvenimenti, viaggi e vita quotidiana dei Royals che non troviamo facilmente sui rotocalchi. Quindi per chi, come me, ha una passione smisurata per la vita a corte delle regina Elisabetta II, qui può trovare soddisfazione.

Quello che però mi disturba è che, sebbene Harry e Meghan si siano dissociati da questo libro, per tutte le sue 400 e passa pagine si ha l’impressione che a scriverlo (o a dettarlo) sia stata proprio la Duchessa di Sussex.

Oltre ad esserci particolari davvero troppo intimi per essere riportati da fonti (per quanto vicine alla coppia), la sensazione che si vive leggendo è che tutto il libro sia un’opera di “pulizia” della reputazione di Meghan.

La protagonista è praticamente lei, si parla della sua infanzia, dei suoi studi, della sua filantropia, della sua carriera d’attrice e di influencer. Insomma MEGHAN, MEGHAN, MEGHAN. Harry compare alcune volte solo come “strumento” per esaltare la moglie, oppure per sottolineare il suo profilo di depresso, emarginato e soggetto ad attacchi di rabbia. Un “calimero” reale che nessuno riusciva a capire prima di incontrare lei.

Guarda caso però tutto quello che poteva essere discutibile o, che Dio non voglia, criticabile, è stato eliminato o al massimo attutito. Ecco allora che il precedente matrimonio di Meghan, fallito in meno di due anni, viene liquidato in poche pagine con un “non funzionava più, ma siamo rimasti in ottimi rapporti!” e tutta la gavetta per arrivare al ruolo di Rachel in “Suits”, tra cui una scena di sesso orale nel remake di “Beverly Hills 90210” viene riportata con “Meghan esitò a girare la scena, ma le aspiranti attrici non possono fare le schizzinose”. Ecco qua: un neo c’è, ma piccolissimo insomma.

Quello che penso è che questo libro sarà un’arma a doppio taglio per i duchi di Sussex. Voler per forza apparire perfetta a mio parere renderà Meghan antipatica. Quando mai una “miss perfettina” ha suscitato simpatia? Per vero che può essere quello che c’è scritto sul libro riguardo al suo passato, non c’era niente di male se ci avessi trovato scritto che al college ogni tanto partecipava a delle feste, che si sia ubriacata una volta, tanto da non ricordare dove fosse. Invece che sottolineare l’imbarazzo nel girare la scena di sesso orale, essendo lei una femminista convinta, perché non ha aggiunto che una donna non dovrebbe essere etichettata per il lavoro che fa?

Mi sembra tutto un’ipocrisia.

Lei è un’americana con tradizioni e cultura differenti da quelle inglesi e soprattutto dal protocollo reale. Era suo diritto quindi comportarsi per quello che era prima di incontrare Harry e decidere di entrare nella sua (complicata) vita di corte. Perché nascondere sotto il tappeto le imperfezioni? Sono proprio quelle che rendono unici e che fanno appassionare la gente.

Sono convinta che tutti cerchino sempre di mostrare il loro lato migliore (lo facciamo noi “poracci” nella vita di tutti i giorni, vuoi che non lo facciano Harry e Meghan?), ma credo anche che sia proprio questo bisogno di mostrarsi perfetti che ha affaticato psicologicamente i Sussex, malgrado abbiano sempre dichiarato di voler essere “normali”. E questo libro lo dimostra.

In conclusione trovo sia stato una buona compagnia nella mia giornata infinita di visite, ma avrei preferito trovare più genuinità, realtà… insomma vita VERA, piuttosto che un manifesto all’esaltazione di Meghan Markle.

“ALBA Gu Bràth!” Scozia ti amo e tornerò da te!

Io agli Highlander Games che si sono svolti il 20 luglio 2019 nella mia regione

Ho come l’impressione che aver scelto Flora McDonald come protagonista del mio ultimo Podcast (se ancora non l’avete ascoltato lo travate qui ) sia stato un impulso del mio subconscio che soffre tremendamente della disdetta del viaggio in Scozia che con la mia famiglia progettavamo da un anno.

Nel 2015, come regalo per la mia laurea, abbiamo girato per l’UK vedendo anche alcuni luoghi della bellissima Scozia. Me ne sono innamorata definitivamente (al ritorno mi sono pure fatta un tatuaggio, il mio primo, con la scritta “Alba gu Bràth” che vuol dire “Scozia per sempre” o ” Scozia fino al Giudizio”).

Già la adoravo solo da video e foto, ma essere lì, assaporarne i profumi, i colori e (perchè no?) anche il clima particolare, mi ha fatto capitolare verso un amore che, a volte può sembrare infondato verso una nazione così diversa dalla mia, ma che sento appartenermi molto. Di ritorno da quel viaggio mi sono ripromessa che ci sarei tornata per approfondire la visita di luoghi che per motivi di tempo abbiamo dovuto tralasciare.

Poi c’è stata la malattia e questo ha stravolto tutti i piani.

Ma la Scozia mi ha accompagnato in ogni momento. Durante le sedute infinite di chemioterapia spesso avevo freddo e quindi portavo sempre con me la sciarpona di lana in TARTAN che avevo comprato ad Inverness e mi ci avvolgevo, facendomi coccolare dalla sensazione di calore che non veniva solo dalla lana, ma anche dai ricordi di quei bellissimi luoghi. Luoghi che mi apparivano ogni volta che chiudevo gli occhi quando mi dicevano di rilassarmi durante l’infusione di farmaci (che dire che ti stordiscano è davvero poco), accompagnati dalla musica tipica e dal suono meraviglioso delle cornamuse che mi suonava nelle orecchie.

E’ stata la Scozia il luogo che ho scelto quando sdraiata sul lettino operatorio, circondata da mille macchinari e persone mascherate, mi hanno detto di chiudere gli occhi e pensare ad un posto in cui sarei voluta essere.

“Signora, pensi ad una bella isola con la sabbia bianca e le palme…” “NO!” ho risposto all’infermiera “Io sto per andare nella mia amata Scozia” e detto questo ho immaginato le bellissime colline colorate che da Edimburgo accompagnano la strada che conduce a Lochness; ho visto il meraviglioso paesaggio che regala il castello di Stirling; ho visto la spiaggia di Nairn e la montagna di Ben Navis. Poi più nulla. Il nero più totale.

La paura di non riaprire più gli occhi era tanta (lo so, sono ipocondriaca, ma vi assicuro che ho imparato a non dare più nulla per scontato). Quindi quando mi sono risvegliata, mi sono ripromessa di tornare in quei luoghi che tanto mi hanno aiutato nella mia battaglia.

Non ho dovuto nemmeno dirlo ad alta voce. Un confronto avuto con mio marito durante una nostra seduta dallo psicologo (sì perché io posso sembrare forte, ma ad un certo punto ho avuto bisogno d’aiuto anche io e non mi vergogno assolutamente a dirlo…) ha fatto emergere tutte le sensazioni che ho provato durante il percorso della mia malattia e quanto la Scozia sia stata presente dentro di me. Questo ha fatto sì che dopo la visita di controllo post operatoria (andata molto bene) avvenuta sei mesi dopo l’intervento, mio marito mi ha mandato una mail con scritto:

“Alla mia guerriera: hai combattuto per tutti noi ed ora meriti di rivedere quei luoghi che tanto ami e che ti hanno supportata”

Matteo

In allegato c’era la prenotazione del volo per Edimburgo.

Non vi dico nemmeno la mia gioia: pianti, risate… insomma un mix di emozioni fortissime, assieme all’eccitazione di organizzare l’intero itinerario nelle settimane successive.

Ed eccoci arrivare al 21 luglio 2020. La mail che tanto temevo è arrivata inesorabile.

VOLO ANNULLATO.

Per carità, al 90% lo sapevo già… le notizie le seguivo assiduamente, ma la speranza, seppur minima, continuavo a coltivarla.

Niente Scozia per quest’anno.

Matteo mi ha subito consolato dicendo che ci riproveremo prossimo anno, ma io per qualche giorno ho sofferto davvero molto. Continuavo a ripetermi “Ma cos’ho fatto di male? Non ho già sofferto abbastanza? Neanche la piccola gioia di farmi tornare in Scozia posso avere?”

Finito di piangermi addosso ho poi realizzata una cosa: io non ho ancora finito. Il capitolo “malattia” non è ancora terminato.

E’ vero, i valori sono buoni e sembra non esserci più nulla, ma ho ancora un intervento che mi aspetta: al momento sono ancora “provvisoria”, le protesi che indosso sono degli espansori (che fanno pure un male cane…) e tra il ritardo causato dalla mole di emergenze che alla IEO hanno dovuto affrontare e il lockdown, l’intervento per mettere le mie belle tette definitive è passato anche nella mia mente in secondo piano. Come se mi fossi accontentata.

Ecco. La mia amata Scozia mi ha ricordato che non devo più accontentarmi!

Va bene allora, sono pronta ad affrontare il secondo intervento (sono tornata in lista d’attesa)! E giuro che per agosto del prossimo anno sarò in formissima per poter scalare il monte Ben Navis (beh, adesso forse esagero…) e poter urlare alla mia amata Scozia:

ECCOMI. SONO QUI!

Nel frattempo mi lascio emozionare dai ricordi e dalle bellissime storie di quella terra, condividendo con voi la storia di Flora McDonald e consigliandovi di andare ad ascoltare una delle mie canzoni scozzesi preferite “The Parting Glass” ( vi lascio il video con una versione davvero bella, in particolare prestate attenzione al minuto 2:32… emozione pura!)

Prima o poi riuscirò a rivedere tutto. Prima o poi tornerò!