Il Bacio della Discordia

Ebbene sì, anche io voglio dire la mia sul caso della settimana: il bacio non consensuale del Principe Azzurro a Biancaneve.

In questi giorni si è letto di tutto suddividendo l’opinione pubblica in estremisti del politicamente corretto e indignati che pensano che al mondo ci siano problemi più gravi.

Preciso subito che il mio intento è quello di portare contenuti che possano far ragionare entrambe le fazioni e sì, ci sono problemi enormi in questa nostra società, ma da pedagogista, madre e femminista consapevole, non posso permettere che il mondo rimanga così com’è: ignorante e manovrato. Ho sempre dichiarato che nel mio piccolo voglio contribuire al cambiamento e lo farò con le armi di cui dispongo: i miei studi e la mia esperienza.

Cominciamo dal principio.

C’era una volta il bambino visto come un uomo in miniatura da accudire solo per assicurarsi forza lavoro nei campi e nelle guerre. Un giorno del XVIII secolo, grazie alla svolta data dall’Illuminismo, tutto questo cambia. Ci metterà del tempo, ma il mondo comincerà a vedere l’infanzia come una dimensione con caratteristiche specifiche. Nasce la pedagogia e con la psicologia anche un ramo dedicato ai primi anni di vita (psicologia dello sviluppo).

Ovviamente come per tutte le novità anche questi campi di ricerca hanno dovuto sperimentare, e a dirla tutta ancora si sperimenta parecchio, questo perché come accompagnare i bambini e le bambine nel loro sviluppo può essere considerato uno specchio dell’ideologia sociale. Il mondo cambia, le idee cambiano, le tecnologie avanzano; di conseguenza standardizzare un modello educativo/formativo e pensare di non farlo evolvere è il più grande errore che l’umanità possa fare. Si può rimanere fedeli ad un’idea, ad un approccio; ma gli strumenti, le modalità e i linguaggi devono seguire il flusso dei naturali cambiamenti antropologico-culturali.

Ecco quindi uno dei punti cardini del mio pensiero.

È giusto condannare e cambiare le favole classiche?

Durante il mio percorso universitario, ho frequentato l’interessantissimo corso di “Letteratura per l’Infanzia” e ricordo molto bene ciò che la professoressa un giorno disse in aula: “Le favole nascono con uno scopo preciso: narrare e formare in unum. La valenza pedagogica della narrativa non è da sottovalutare e nel farne una lettura critica bisogna tenere sempre presente questo aspetto duale che potenzia il significato ma che ne esalti anche la struttura!” In parole povere: se una fiaba è stata scritta in modo, questa aveva il suo motivo e il suo scopo. Non si può cambiare la struttura di una fiaba perché automaticamente si cambia anche il suo significato. Un esempio? Per quanto brutale (e io amo follemente gli animali) è necessario che il lupo muoia alla fine di Cappuccetto Rosso perché la favola in sé racchiude ben cinque insegnamenti: non fidarsi degli sconosciuti, non condividere informazioni personali, ascoltare le raccomandazioni dei genitori, non abbassare mai la guardia anche con persone che apparentemente si conoscono e in ultimo rivolgersi al cacciatore, le forze dell’ordine, in caso di bisogno. Perché è importante che il lupo muoia alla fine della storia? Perché rappresenta il “male” ed il male va eliminato, anche se ha le sembianze di un lupo come essere vivente che rischia l’estinzione, perché il male può avere mille volti, anche quelli di un tenero orsacchiotto rosa (vedasi la Disney come ha trasmesso questo messaggio con il personaggio di Lotso in Toy Story 3). Quindi se si decide di raccontare la favola di Cappuccetto Rosso per far sì che il significato (morale) arrivi, la struttura deve rimanere integra e soprattutto chiara. Provate a costruire un castello con le carte, alla base però cambiate una carta con un legnetto: il castello crollerà perché un elemento non era fatto per quella struttura.

Questo non vuol dire che non si possano leggere storie in cui i lupi sono buoni, divertenti e magari aiutano il protagonista di turno, tutto sta nel rendere chiaro lo scopo che la fiaba ha con i suoi personaggi. È un’arma pericolosissima questa perché, come la storia ci insegna, chiunque può strumentalizzare le fiabe (o le notizie) identificando una tipologia di soggetti come il “male”. Ecco allora che durante il Nazismo erano gli ebrei, durante la guerra fredda i comunisti, dopo l’11 settembre i musulmani e ora, con il COVID, i cinesi.

Scrivo questo per cercare di far ragionare quel ramo di persone che addita le fiabe classiche come cruenti, sessiste e classiste. Beh, sono proprio così! Ovviamente lo sono anche i cartoni animati Disney che riprendono quelle favole.

È giusto far passare questo messaggio ai bambini? Certo che no. Ma fermiamoci un attimo a pensare: è giusto insegnare che Giulio Cesare per le sue idee è stato accoltellato? Che un ideale importante come quello dietro alla Rivoluzione francese sia macchiato dalla decapitazione di molte persone? Che le donne ateniesi non contavano nulla e dovevano stare sempre tra le quattro mura di casa?

Anche in questo caso la risposta è un sonoro NO.

Come fare allora? La soluzione sta in una parola: contestualizzare. Proprio così. Da pedagogista vi posso assicurare che lo si può fare con bambini e bambine di qualsiasi età. Se è la prima volta che proponete un film, cartone, libro, che può avere contenuti con ideologie, diciamo così “classiche”, allora non lasciate da soli i vostri figli, stategli accanto e spiegate (non saltate!) i passaggi che possono essere ritenuti superati.

(Quando sottolineo di non saltare le scene ovviamente do per scontato che la scelta sia ricaduta su qualcosa adatta all’età del bambino)

Ma torniamo al Bacio della Discordia

Tutto è nato perché due giornaliste del SF Gate, testata online di San Francisco, hanno scritto una recensione sull’attrazione dedicata a Biancaneve di Disneyland. Essendo tra le più antiche, durante il periodo di chiusura forzata del parco è stata aggiornata. La giostra terminava con la morte cruenta della regina/strega e questo è sempre stato fonte di critiche, così nella nuova versione a fin giro si può ammirare la scena iconica del bacio tra Biancaneve e il Principe. Le due giornaliste affermano che a loro parere offrire l’immagine di un contatto intimo senza consenso sia comunque traumatico e diseducativo per i bambini.

Ora, qui non voglio discutere l’opinione di queste due giornaliste, quello che mi fa arrabbiare è come l’opinione pubblica alteri qualsiasi cosa minacciando il mondo della presenza di quella che viene chiamata “DITTATURA DEL POLITICAMENTE CORRETTO”. Polveroni alzati per episodi spesso travisati diventano un caso da diffondere nel dibattito pubblico; i giornali sparano tronfi titoli che portano inevitabilmente all’indignazione, dividendo la popolazione tra i “Ma che idiozie, c’è di peggio!”, i “Non si può proprio più dire niente?” e i “Facciamo valere i nostri diritti!”. Per poi arrivare ad un nulla di fatto concreto se non l’ennesima conferma di una diramante cultura pressapochista.

Alcuni esempi di come i media italiani hanno trattato l’argomento

Il simbolismo dietro alla storia di Biancaneve è molteplice (ricordate il discorso significato/struttura) ed è ovviamente del suo tempo, in cui vigeva ancora una cultura per cui la donna è tale solo se materna e grata agli uomini. Biancaneve, come altre sue “colleghe”, è rinchiusa in una fiaba tradizionale con ideologie culturali palesemente inapplicabili nel 2021. Non è del bacio del Principe che ha bisogno, ma di libri, educazione emozionale e sessuale.

Vorrei portare l’esempio di un’artista che ha creato una serie di spiritose vignette. In modo arguto mostrano quanto le caratteristiche delle protagoniste femminili delle fiabe classiche possano essere considerate oggi da psicoanalisi. Ecco allora subentrare la dottoressa Pink Giraffe di Guadascribbles, artista venezuelana, che sottopone le principesse ad una seduta di psicoterapia mettendo a nudo le debolezze e i lati “negativi” di ogni storia (con gli occhi e le ideologie attuali), offrendo spunti di riflessione.

Sì, perché, se vogliamo “distruggere” le fiabe, allora facciamolo per bene. Oltre al bacio non consensuale vogliamo parlare della superficialità del concetto d’amore?

Prendiamo Cenerentola: balla con il principe (mai incontrato prima) per una notte, si innamorano follemente senza nemmeno sapere i loro nomi, lei ha il coprifuoco a mezzanotte e quindi lo deve abbandonare, l’unico indizio che il principe ha per ritrovare la sua bella è la scarpa che lei perde correndo e cosa fa? Mica va lui a cercarla, eh no, lui se ne sta comodo nel castello ad aspettarla e lei comunque lo venera (vedasi faccia da ebete nella scena finale). Decisamente più attivo il Principe Filippo de La Bella Addormentata nel Bosco che almeno combatte Malefica per arrivare dalla sua amata, qui il nome lo sapeva ma sbagliato e non ballano nemmeno una notte, ma giusto una canzone nel bosco… bah!

Lasciamo stare la Sirenetta che almeno nella versione Disney ha il suo lieto fine, ma nella fiaba originale, mamma mia che tristezza, e tutto per piacere ad un uomo (qui si capisce bene il senso del mio discorso del non cambiare le fiabe).

Grazie al cielo nel mondo Disney arriveranno personaggi femminile più intraprendenti che mostreranno come le donne possano contribuire attivamente alla costruzione del loro destino: Merida, Mulan, Tiana, Vaiana, Elsa e Anna, perfino Rapunzel!

Attenzione, perché se i puristi della Disney fanno a gara a chi disdegna di più i remake dei grandi classici, vi pongo un quesito: non può essere che con la scusa del live action si stiano andando a “svecchiare” le fiabe rendendole attuali? Un’operazione delicata in cui il significato può cambiare mantenendo però la struttura e il fine: l’apprendimento dei valori morali.

Carlotta Vagnoli scrive: “Non si tratta di cancellare le fiabe, ma accettare l’incompatibilità di alcune loro parti con la contemporaneità, favorendo una più profonda consapevolezza sociale e personale”.

Attaccare queste fiabe non porta a nulla. Prendiamole invece come spunto di analisi per un cambiamento. Soffermiamoci nella lettura del libro o nella visione del film e poniamo domande ai bambini come “Ti sembra giusto questo o quello?”

Vi assicuro che la loro risposta vi stupirà e, non meno importante, potrebbe accompagnarvi in un mondo senza pregiudizi e cattiveria.

A presto

Lady F.

2 pensieri riguardo “Il Bacio della Discordia

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