
Recentemente mi è capitato di poter finalmente rimettere piede in un museo. Nello specifico la scorsa settimana mi sono recata al Museo delle Donne di Merano (QUI il sito per tutte le info).

Dal 01 marzo 2021 al 31 ottobre 2021 sarà possibile ammirare una splendida ed interessante mostra temporanea intitolata “Amicizie femminili. Dallo scambio emozionale alla rete relazionale” (QUI il video di presentazione). Mostra che è stata portata da Bonn grazie ad un’idea di Bettina Bab e l’International Association of Women’s Museum e che sottolinea come nei secoli i rapporti amicali tra donne tra lettere, salotti e circoli letterari abbiano portato a cambiamenti culturali e sociali determinanti. Lo scambio di opinioni tra donne con un rapporto di amicizia e quindi di fiducia, le ha condotte a superare i ruoli tradizionali imposti dalla società. Troviamo la scintilla in una rete relazionale che comincia con donne single o vedove che trovano nelle amicizie dello stesso sesso forza per farcela da sole e realizzare quindi i loro piani con amiche sulla loro stessa lunghezza d’onda. Forza che serviva per affrontare difficoltà legali o le resistenze dei familiari.

Da piccole rivoluzioni possono avvenire grandi cambiamenti, ne è esempio come dallo scambio di lettere tra amiche si è arrivati ad organizzare il Congresso Internazionale per la Pace delle Donne a Den Haag nel 1915 a cui parteciparono donne di entrambe le parti in guerra. Così come non avremmo mai avuto l’Associazione Internazionale del Suffragio Femminile.
La mostra al Museo delle Donne di Merano colpisce per l’intensità con cui arriva il messaggio di queste donne del passato che grazie all’amicizia e la collaborazione sono riuscite a cambiare molti degli aspetti sociali e culturali legati al ruolo della donna. Camminare tra quelle vele che mostrano nomi, immagini e lettere (ritenute intime da chi le ha scritte, ma che ora sono un caposaldo del movimento femminista), mi ha scatenato un insieme di emozioni travolgenti. È stato incredibile leggere le parole di un passato che è prepotentemente moderno e attuale. Certo le dinamiche sono differenti, ma alla base il concetto è sempre lo stesso: la ricerca di realizzarsi ed essere trattate in modo paritario. Non nego di essermi commossa davanti alla storia di alcune di queste donne, come ad esempio quella di Helene Lange e Gertrud Bäumer. Helene era una pedagogista autodidatta che riformò il sistema educativo femminile. Dopo aver cominciato insegnando a Berlino nel 1876 si accorse di come questa professione fosse gravata da limiti e pregiudizi. Questo la avvicinò al movimento femminista e assieme ad August Schmidt nel 1890 convocò una delle prime assemblee di insegnanti donne. Fondando l’Associazione Generale delle Insegnanti Tedesche protestarono con il fine di ottenere una formazione professionale migliore così come misero le basi per un cambiamento nell’istruzione femminile. Quando Helene viene colpita da una malattia agli occhi assume una giovane segretaria, Gertrud appunto, che con il suo entusiasmo riportò la voglia di fare ad Helene. Gertrud succederà Helene nella presidenza del Concilio delle Organizzazioni femminili tedesche e viene coinvolta anche nel progetto editoriale Die Frau.
Insomma, una relazione che dimostra la potenza dell’alleanza femminile, così come le incorreggibili Elsie Knocker e Mairi Chisholm, due amiche di origine britannica che durante la Prima Guerra Mondiale allestirono un’infermeria nel bel mezzo del fronte per offrire i primi soccorsi ai soldati prima di essere trasportati agli ospedali da campo. Facevano parte del corpo volontario di Pronto Soccorso e Mairi dovette scappare di casa perché com’era immaginabile la sua famiglia disapprovava le sue scelte. Particolare divertente: entrambe appassionate di moto, partirono con le loro due ruote dalla stazione Vittoria per le Fiandre indossando pantaloni che scandalizzarono i presenti. Come detto allestirono un’infermeria sotto i bombardamenti e fecero tutto autofinanziandosi cercando fondi. Sono ricordate tra le donne più coraggiose della Grande Guerra.
Ritengo che questa mostra sia molto arricchente a livello culturale, ma anche emotivo e ci fa scoprire la potenza dell’amicizia.
Ma cos’è l’amicizia?
Sotto l’aspetto sociologico si intende un rapporto esclusivo tra due persone o un gruppo ristretto, che si frequenta e condivide interessi. Un legame importante che nasce da subito tra i bambini che condividono i giochi, le lezioni a scuola e che procede nell’adolescenza diventando un punto di riferimento tale da sostituirsi alle figure genitoriali.
Indagare i meccanismi di costruzione dei confini dell’amicizia, capire quali persone ed in quali circostanze vengono incluse in una rete amicale significa chiarire il modo in cui i legami forti si differenziano da quelli deboli nell’esperienza dei soggetti
Possono esserci differenze tra uomini e donne nelle relazioni amicali?
Alcuni studi sociologici e antropologici sostengono di sì. In particolare, lo svantaggio sociale femminile sembra derivare originariamente da reti meno ampie e differenziate rispetto a quelle maschili. Nello specifico sembra che le donne tendano ad avere pochi legami deboli che sono utili nella ricerca di lavoro, ad esempio, e nelle strategie di carriera; altro esempio è la carenza di amicizie maschili che per ovvi motivi strutturali della società potrebbero ampliare il ventaglio di posizioni lavorative. In sostanza le amicizie femminili sembrano essere limitate all’ambito domestico e di cura, al contrario di quelle maschili più legato all’ambiente esterno. Questo non può che portare ad una disparità di possibilità lavorative, infatti la tendenza è quella che i lavori femminili siano a bassa qualificazione (Hanson e Pratt, 1991).
Bisogna quindi soffermarsi ad indagare le diverse modalità di costruzione degli spazi sociali personali degli uomini e delle donne, in particolare capire come e quanto ha influito nei secoli il le differenze delle relazioni sociali e la derivante costruzione di relazioni interpersonali di riconoscimento abbiano influito sul capitale sociale femminile.
Uno studio ha rilevato che prendendo come campione di osservazione giovani uomini e donne che frequentano l’università, queste differenze sono meno evidenti, innanzitutto perché l’influenza del ruolo domestico è meno presente: la routine si svolge in ambiti molto simili e con lo stesso tipo di vincoli. Dobbiamo poi tenere conto della valenza culturale: con una maggiore istruzione i modelli di genere tradizionali sono meno forti e avvenendo in una fase di sviluppo in cui si passa da strascichi adolescenziali ad adulti l’accrescimento esperienziale e culturale permettono di consolidare l’identità di genere.
Cosa vuol dire tutto questo?
Se andiamo a vedere ciò che ho riportato riguardo le donne descritte e rappresentate nella Mostra al Museo delle Donne di Merano, coloro che hanno dato il via a relazioni amicali che hanno portato a grandi cambiamenti erano donne di un certo ceto sociale e con un’istruzioni sicuramente sopra la media rispetto alla maggior parte del genere femminile. Ecco quindi dimostrato come la cultura, l’istruzione e la possibilità di confronto siano fondamentali per avviare una rete amicale costruttiva, ed ecco perché ciò che il movimento femminista ha compiuto negli anni, rivoluzionando tra le altre cose anche il sistema scolastico femminile, sia stato indispensabile per avviare il processo di cambiamento che ha portato il raggiungimento di diversi traguardi per le donne.
Di lavoro e cambiamenti ce ne sono ancora molti da fare, ma come dico sempre prendendo esempio dalle grandi donne del passato non possiamo che imparare. E imparare vuol dire anche osservare i avvenimenti che ci circondano. Mentre mi trovavo a leggere le vite delle fantastiche donne raccontate nella mostra, ho trovato tantissime similitudini con quello che talvolta succede tra i social. Sì perché se agli albori di questi fenomeni c’erano le lettere, oggi gli strumenti che accomunano, raggiungono e portano al confronto sono i social media. Non si può non tenere conto della potenza della gittata di piattaforme come Instagram, Facebook e YouTube. Perfino io nel mio piccolo sono qui a ad esprimere pensieri che potrebbero portare a riflettere molte persone grazie al fatto che ho una mia community che mi segue. Ed è grazie ai social che ho avuto e ho ancora l’opportunità di confrontarmi e collaborare con donne e uomini che di persona non avrei mai potuto incontrare.
Solo l’idea di poter commentare l’intervista dell’anno di Harry e Meghan da Ophra con un’esperta Royal del calibro di Marina Minelli ( @Marina_Minelli_) mi fa ancora girare la testa; così come organizzare aperitivi in cui parlare dei miei amati Tudors con una persona che riesce a terminare le mie frasi senza aver preparato la minima scaletta (sì, sto parlando di te Elisa Morini @LaSpettinata).
Non dimentichiamo poi battaglie come la “Tampon Tax”, il “Revenge Porn” e le discriminazioni di genere (non ultima quella per Aurora Leone dei “The Jackal”) che grazie ai social hanno permesso a molte donne di far sentire la loro voce e avere la possibilità di avere il sostegno di molte persone, anche impensate. Certo insieme al sostegno a volte arrivano anche critiche, ma fa tutto parte del pacchetto del confronto e del cambiamento: sappiamo molto bene cosa hanno dovuto affrontare le nostre antenate per ottenere ciò che abbiamo oggi. Quindi, quando ci sentiamo demoralizzate e frustrate, ripensiamo a loro e leggiamo il più possibile sull’argomento.
Insomma, il mio invito (oltre a far visita al Museo delle Donne di Merano e se non vi è possibile visitate questo sito) è quello di continuare ad informarci e confrontarci. La consapevolezza ci permette di guardarci allo specchio e riconoscere ciò che siamo e ciò che meritiamo, imparando a rispettarci. E se rispettiamo noi stessi non permetteremo a nessuno di non farlo altrettanto.
Francesca
Bibliografia: