“ALBA Gu Bràth!” Scozia ti amo e tornerò da te!

Io agli Highlander Games che si sono svolti il 20 luglio 2019 nella mia regione

Ho come l’impressione che aver scelto Flora McDonald come protagonista del mio ultimo Podcast (se ancora non l’avete ascoltato lo travate qui ) sia stato un impulso del mio subconscio che soffre tremendamente della disdetta del viaggio in Scozia che con la mia famiglia progettavamo da un anno.

Nel 2015, come regalo per la mia laurea, abbiamo girato per l’UK vedendo anche alcuni luoghi della bellissima Scozia. Me ne sono innamorata definitivamente (al ritorno mi sono pure fatta un tatuaggio, il mio primo, con la scritta “Alba gu Bràth” che vuol dire “Scozia per sempre” o ” Scozia fino al Giudizio”).

Già la adoravo solo da video e foto, ma essere lì, assaporarne i profumi, i colori e (perchè no?) anche il clima particolare, mi ha fatto capitolare verso un amore che, a volte può sembrare infondato verso una nazione così diversa dalla mia, ma che sento appartenermi molto. Di ritorno da quel viaggio mi sono ripromessa che ci sarei tornata per approfondire la visita di luoghi che per motivi di tempo abbiamo dovuto tralasciare.

Poi c’è stata la malattia e questo ha stravolto tutti i piani.

Ma la Scozia mi ha accompagnato in ogni momento. Durante le sedute infinite di chemioterapia spesso avevo freddo e quindi portavo sempre con me la sciarpona di lana in TARTAN che avevo comprato ad Inverness e mi ci avvolgevo, facendomi coccolare dalla sensazione di calore che non veniva solo dalla lana, ma anche dai ricordi di quei bellissimi luoghi. Luoghi che mi apparivano ogni volta che chiudevo gli occhi quando mi dicevano di rilassarmi durante l’infusione di farmaci (che dire che ti stordiscano è davvero poco), accompagnati dalla musica tipica e dal suono meraviglioso delle cornamuse che mi suonava nelle orecchie.

E’ stata la Scozia il luogo che ho scelto quando sdraiata sul lettino operatorio, circondata da mille macchinari e persone mascherate, mi hanno detto di chiudere gli occhi e pensare ad un posto in cui sarei voluta essere.

“Signora, pensi ad una bella isola con la sabbia bianca e le palme…” “NO!” ho risposto all’infermiera “Io sto per andare nella mia amata Scozia” e detto questo ho immaginato le bellissime colline colorate che da Edimburgo accompagnano la strada che conduce a Lochness; ho visto il meraviglioso paesaggio che regala il castello di Stirling; ho visto la spiaggia di Nairn e la montagna di Ben Navis. Poi più nulla. Il nero più totale.

La paura di non riaprire più gli occhi era tanta (lo so, sono ipocondriaca, ma vi assicuro che ho imparato a non dare più nulla per scontato). Quindi quando mi sono risvegliata, mi sono ripromessa di tornare in quei luoghi che tanto mi hanno aiutato nella mia battaglia.

Non ho dovuto nemmeno dirlo ad alta voce. Un confronto avuto con mio marito durante una nostra seduta dallo psicologo (sì perché io posso sembrare forte, ma ad un certo punto ho avuto bisogno d’aiuto anche io e non mi vergogno assolutamente a dirlo…) ha fatto emergere tutte le sensazioni che ho provato durante il percorso della mia malattia e quanto la Scozia sia stata presente dentro di me. Questo ha fatto sì che dopo la visita di controllo post operatoria (andata molto bene) avvenuta sei mesi dopo l’intervento, mio marito mi ha mandato una mail con scritto:

“Alla mia guerriera: hai combattuto per tutti noi ed ora meriti di rivedere quei luoghi che tanto ami e che ti hanno supportata”

Matteo

In allegato c’era la prenotazione del volo per Edimburgo.

Non vi dico nemmeno la mia gioia: pianti, risate… insomma un mix di emozioni fortissime, assieme all’eccitazione di organizzare l’intero itinerario nelle settimane successive.

Ed eccoci arrivare al 21 luglio 2020. La mail che tanto temevo è arrivata inesorabile.

VOLO ANNULLATO.

Per carità, al 90% lo sapevo già… le notizie le seguivo assiduamente, ma la speranza, seppur minima, continuavo a coltivarla.

Niente Scozia per quest’anno.

Matteo mi ha subito consolato dicendo che ci riproveremo prossimo anno, ma io per qualche giorno ho sofferto davvero molto. Continuavo a ripetermi “Ma cos’ho fatto di male? Non ho già sofferto abbastanza? Neanche la piccola gioia di farmi tornare in Scozia posso avere?”

Finito di piangermi addosso ho poi realizzata una cosa: io non ho ancora finito. Il capitolo “malattia” non è ancora terminato.

E’ vero, i valori sono buoni e sembra non esserci più nulla, ma ho ancora un intervento che mi aspetta: al momento sono ancora “provvisoria”, le protesi che indosso sono degli espansori (che fanno pure un male cane…) e tra il ritardo causato dalla mole di emergenze che alla IEO hanno dovuto affrontare e il lockdown, l’intervento per mettere le mie belle tette definitive è passato anche nella mia mente in secondo piano. Come se mi fossi accontentata.

Ecco. La mia amata Scozia mi ha ricordato che non devo più accontentarmi!

Va bene allora, sono pronta ad affrontare il secondo intervento (sono tornata in lista d’attesa)! E giuro che per agosto del prossimo anno sarò in formissima per poter scalare il monte Ben Navis (beh, adesso forse esagero…) e poter urlare alla mia amata Scozia:

ECCOMI. SONO QUI!

Nel frattempo mi lascio emozionare dai ricordi e dalle bellissime storie di quella terra, condividendo con voi la storia di Flora McDonald e consigliandovi di andare ad ascoltare una delle mie canzoni scozzesi preferite “The Parting Glass” ( vi lascio il video con una versione davvero bella, in particolare prestate attenzione al minuto 2:32… emozione pura!)

Prima o poi riuscirò a rivedere tutto. Prima o poi tornerò!

Rivalità tra donne. Sfatiamo un mito, vi va?

“Tu pensi che non la vorrei attaccare al muro ogni singola volta che la vedo avvicinarsi a lui?” (Anna Bolena/Elanor vs Jane Seymour in “Io. Anna”)

Nel mio romanzo “Io.Anna“ le due famose rivali, Anna Bolena e Jane Seymour, formano una particolare alleanza per una finalità comune: l’amore per il re!
Nella realtà sappiamo che le due donne si odiavano, ma la rivalità in quel caso era dettata dalle pressioni che ricevevano dalle loro famiglie; dal prestigio che l’essere la moglie di Enrico VIII portava.

Al giorno d’oggi si può parlare ancora di questo tipo di rivalità?
Io credo di sì.
O meglio, credo che in fondo, ancora nel XXI secolo la rivalità sia dettata dalle pressioni che noi donne subiamo dalla società. Solo che il “premio” questa volta non è un re come Enrico VIII.

Osserviamo bene: la fama, i followers, i soldi e le mille agevolazioni che un’influencer ottiene facendo a spallate con la “concorrenza” non sono forse l’equivalente del prestigio che una donna nel XVI secolo otteneva sposando il re?

Ebbene sì, INFLUENCER is the NEW QUEEN.

Ora, con questo non voglio dire che le influencer siano delle insensibili arriviste che non guardano in faccia nessuno. Per carità. L’associazione che faccio è per la pressione che subiscono per riuscire ad essere sempre al top. La stessa che ha subito Anna Bolena da suo padre e suo zio quando doveva scalzare Caterina D’Aragona e la stessa che ha ricevuto Jane dopo di lei (e via dicendo perché la storia è colma di vicende del genere).

Ma sapete una cosa? La società siamo NOI. Quindi se questo ci inorridisce dobbiamo cominciare a parlarne cercando di cambiare!

Quindi, ecco cosa ho scritto a Felicia Kingsley in risposta alla sua stories in cui era allibita del fatto che in un giornale con target femminile si andasse ad alimentare l’idea che la gravidanza sia una gara (vedi sotto):

“A volte mi domando se viviamo in un XXI secolo alternativo… perché non posso credere che ci sia ancora così tanta medievalità”.

È la società ad essere ancora radicata in un sessismo, nemmeno tanto velato, che alimenta la rivalità tra donne.

Ma è ora di sfatare questo mito e portare anche esempi positivi. Sempre come ho scritto a Felicia: “il fatto stesso che io e te siamo qui a parlarne e a confrontarci mi fa sperare…
il supporto e la comprensione tra donne ha speranza e prima o poi, lentamente magari, arriveremo ad abbattere anche questo muro. La storia ci insegna che di conquiste noi donne ne abbiamo fatte: possono solo rallentarci ma mai fermarci!”

Per sostenere questa mia tesi voglio raccontarvi una cosa.

Nel corso della mia vita e nell’ultimo anno soprattutto, ho visto quanto le donne siano capaci di comprensione, sostegno e affetto.

Siamo cresciute con la convinzione che la rivalità tra donne sia normale. Certo, siamo cresciute con esempi come: Cenerentola e le sorellastre, Grimilde e Biancaneve, Rapunzel e Madre Gothel… ma questa non è rivalità, questi sono esempi di invidia pura e semplice.

E se la rivalità può essere anche positiva se offre lo stimolo a migliorarsi, l’invidia invece ti consuma. Ed è quella che la società alimenta.

Ma io ho affrontato una malattia prettamente femminile e quindi mi sono ritrovata a conoscere donne fantastiche di ogni tipo: differenti per età, cultura, e ceto sociale.

Beh, lasciate che ve lo dica: di fronte alla paura della malattia, alla testa rapata e alla camiciola d’ospedale ho capito che in fondo siamo tutte uguali: lottiamo per la nostra vita, i nostri affetti… per vedere i nostri figli crescere o per realizzare qualcosa che abbiamo sempre rimandato pensando “ora non ho tempo, ma lo farò più avanti!”

E, inaspettatamente rispetto a quello che mostra la società, ci sosteniamo. Che sia una chiacchierata durante la chemio, un abbraccio dopo l’esito delle analisi del sangue prima della terapia, l’applauso dopo rimozione del PICC, o lo scambio infinito di messaggi su come affrontare l’ennesimo effetto collaterale dei farmaci.

Insomma, esattamente come dice George R.R. Martin “Quando la neve cade e i venti bianchi soffiano, il lupo solitario muore, ma il branco sopravvive”

…noi donne siamo lupi e, se vogliamo, formiamo un branco meraviglioso!

Maria I Tudor e il tumore dell’Ovaio

La regina Maria I in un ritratto di Anthonis Mor

Il 17 novembre 1558 il sanguinoso e breve regno di Maria I, figlia di Enrico VIII e Caterina D’Aragona, termina bruscamente con la morte della regina.

La salute di Maria era stata cagionevole fin da bambina, eppure era riuscita a sopravvivere e, dopo non poche tribolazioni (di cui vi parlo nel mio podcast), a diventare regina d’Inghilterra.

Ma a quanto pare le sofferenze per questa donna non sono destinate a terminare. Ecco quindi che allo stress derivante dalla missione che si era prefissata, ovvero « il totale ripristino della religione cattolica sul suolo inglese», si unisce anche il disagio per un marito fedifrago e glaciale e il dolore e l’umiliazione di false gravidanze che saranno invece sintomi di una malattia molto grave.

Nel 1557, nei mesi successivi all’ultima visita del marito, Filippo II di Spagna, «il suo ventre era visibilmente gonfio e Maria si illuse di essere incinta. Il solo frutto che tuttavia la regina portava in grembo era un tumore» (A. Accorsi e D. Ferro, Le famiglie più malvagie della storia, Newton Compton Editori, Roma, 2013, p. 239.)

Proprio così.

Fonti raccolte dicono che abbia sofferto molto, sia nel corpo che psicologicamente. Anche se la sua morte coincide con sintomi dell’epidemia d’influenza presente in Inghilterra in quel periodo ed a questa malattia è stata spesso associata, sembra invece che ciò che ha ucciso la regina siano state cisti ovariche, o una qualche forma di cancro alle ovaie. I sintomi di questa malattia sono talmente generici che ancora oggi si fatica ad individuarli senza un attento e periodico controllo medico.

Controllo, ma soprattutto informazioni che attualmente noi possiamo avere:

Associazione Italiano per la Ricerca sul Cancro

Io ho vissuto l’esperienza di un tumore al seno e se oggi sono ancora qui a scrivervi lo devo in primis alla PREVENZIONE. Quindi mai come ora invito tutti ad ascoltare il proprio corpo. Prendetevene cura, perché nulla dev’essere dato per scontato.

Guardate la povera Maria I: ha lottato una vita intera per essere riconosciuta come regina d’Inghilterra, ma soprattutto degna erede di Isabella di Castiglia. E alla fine a fermarla non è stato un complotto alla corona, nemmeno un nemico straniero. No, ha dovuto cedere a qualcosa di inarrestabile, subdolo, che miete vittime nel XXI secolo così come silenziosamente ne faceva nei secoli scorsi.

Benvenuti nel restyle del mio sito!

Mi sento come se avessi ristrutturato casa e avessi voglia di invitarvi tutti a vederla!

Prego signori, entrate pure! Ho fatto le pulizie, ho riordinato tutto e ora sono pronta a ricevere i miei ospiti.

Come nei migliori restauri, mi sono affidata ad una squadra davvero speciale, paziente e comprensiva. La scelta dell’ “architetto” è andata senza indugi verso la mia social guru Valeria Crivellari, meglio conosciuta come Mama Non Mama che in una mattinata mi ha arricchita di un’infinità di nozioni per me davvero illuminanti (ammetto di essermi sentita più volte come mia madre quando durante le mie spiegazioni di qualche funzione del suo smartphone…). Mi ha aperto un mondo che spero di riuscire ad approfondire imparandone tutte le potenzialità. A fare la cosiddetta manovalanza è venuto in mio soccorso mio marito Matteo, reduce anche lui dell’avvio di un suo blog molto tecnico (su sviluppi di nuovi modelli di business) e quindi fresco di capacità tecniche di creazione di siti. Tutto questo unito alla mia insonnia cronica che ho sfruttato per mettere in pratica ciò che Valeria mi ha insegnato, et voilà: ecco il mio nuovo sito.

Venite, vi faccio fare il giro della casa!

Nell’atrio troverete tutti i miei articoli, dal più recente fino al più vecchio che risale ormai a marzo 2017 (se volete fare più velocemente potete vedere l’archivio sulla destra).

Il corridoio principale vi permette di entrare in tutte le “stanze”. C’è ABOUT ME dove mi presento raccontandovi la mia formazione e le mie passioni. Qui troverete anche una piccola nicchia in cui vi racconto l’esperienza che ho vissuto durante la mia battaglia contro un tumore al seno. Niente di strappalacrime e che cerca compatimento, state tranquilli, semplicemente una condivisione che spero possa aiutare chi si trova nel bel mezzo della battaglia ma anche chi gli è vicino.

Proseguendo per la mia nuova casa troverete la presentazione del mio primo romanzo “Io. Anna” e anche del mio progetto di farne una trilogia.

L’ultima stanza, “Pillole di…” racchiude invece due mie rubriche:

  • “A SPASSO CON I TUDOR”. VIDEO. Nata da poco per caso, sembra piacere molto. Racchiude video in cui racconto di personaggi della casata dei Tudor o che ne hanno a che fare
  • “Storie di Donne nella Storia”. PODCAST. Per ora troverete solo la presentazione del progetto, ma presto sarà pronta il primo episodio. Qui narrerò le vicende di donne importanti per la storia che però spesso sono state nell’ombra.

Ecco, il giro per ora finisce qui.

Spero che la mia casa vi piaccia e sarei davvero felice se mi veniste a trovare spesso. La porta è sempre aperta e troverete sempre qualcosa ad accogliervi.

A presto

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